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Within the chasms of time,
where fears begin to seep into my mind,
and the calm of the sunset is replaced by the darkness of the evening,
and biking no longer feels like a journey…
I hear my name being called.
The sound of your voice feels so close yet so far.
Like a fading echo.
It pierces through time and space,
but is gone as quickly as it came.
I am unsure if what I hear is truly real or if I am hallucinating.
It feels as though my name is being called by the voice of a forgotten dream.
Once I turn around, time ceases to exist.
The cars that pass me by,
the people on the sidewalk,
the background noises of the machine-world,
it all begins to disappear.
And all I see is you, under a lamplight.
The sound of the wind that was muted before, is now singing secrets only heard within the realm of whispers.
You walk up a step to reach me.
There is a sunflower on your shirt,
and a labyrinth on mine.
My body is moving toward you, though I am not sure how.
It all feels so immaterial.
Just as I am spiralling,
right at the edge of a cross-section,
where I am about to take a turn…
You see me.
I was on my way home.
But when I walk over to hug you, I feel like I have already arrived.
The only lyrics I hear replaying in the music of your soul is,
“so you are real, I thought you were a dream”
And all I feel in my body,
is your hands caressing my back
and the rhythm of your breathing
which lingers within me for longer than eternity.
The evening no longer feels so isolating and obscure.
The warmth of your touch and the gentle light in your eyes
is a reminder of the stars that continue to shine within a jet-black sky.
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Dentro gli abissi del tempo,
dove le paure iniziano a insinuarsi nella mia mente,
e la calma del tramonto viene sostituita dall’oscurità della sera,
e pedalare non sembra più un viaggio...
Sento chiamare il mio nome.
Il suono della tua voce sembra così vicino eppure così lontano.
come un’eco che svanisce.
Trafigge il tempo e lo spazio,
ma sparisce veloce com’è arrivato.
Non so se ciò che odo sia davvero reale o un’allucinazione.
È come se il mio nome fosse evocato dalla voce di un sogno dimenticato.
Non appena mi volto, il tempo cessa di esistere.
Le macchine che mi scorrono accanto,
le persone sul marciapiede,
i rumori di fondo del mondo artificiale,
tutto comincia a dissolversi.
E tutto ciò che vedo sei tu, sotto un lampione.
Il suono del vento, che prima era muto, ora canta segreti udibili soltanto nel regno dei sussurri.
Sali un gradino per raggiungermi.
C’è un girasole sulla tua camicia,
e un labirinto sulla mia.
Il mio corpo si muove verso di te, anche se non so come.
Tutto sembra così immateriale.
Proprio mentre sto spiraleggiando,
sul margine di un incrocio,
dove stavo per svoltare…
Tu mi vedi.
Stavo tornando a casa.
Ma quando cammino verso di te per abbracciarti, sento di essere già arrivata.
Le uniche parole che risuonano nella musica della tua anima sono:
“Allora sei reale, credevo fossi un sogno”
E tutto ciò che sento nel mio corpo,
sono le tue mani che mi accarezzano la schiena
e il ritmo del tuo respiro
che indugia in me più a lungo dell’eternità.
La sera non appare più così isolante e oscura.
Il calore del tuo tocco e la luce gentile nei tuoi occhi
sono un ricordo delle stelle che continuano a brillare in un cielo di pece.