Golden Phoenix:

Dove rari frutti tropicali crescono tra le torreggianti chiome della giungla


Un incontro spontaneo tra le colline caraibiche della Costa Rica, dove la foresta pluviale e la coltivazione si intrecciano, e la silenziosa metamorfosi di un uomo diventa un santuario di sapori rari, di impegno raddicato e di una passione profonda per l’apprendere attraverso il vivere.

‘Non è davvero una fattoria, è solo un mucchio di alberi da frutto nella giungla.’ – David Durian Wizard Mccrackin

Al portale di Golden Pheonix, Diana è avvolta nei toni della brace, simmetrica all'emblema accanto a lei

5 Marzo 2025

Ho incontrato Durian David tramite un’amica d’infanzia mentre ci imbarcavamo in una missione spontanea lungo la strada della giungla vicino a casa sua. Da qualche parte nell’intermezzo, poco prima dei cancelli invisibili di Golden Phoenix, la quiete venne spezzata dall'intenso abbaiare di un cane da una proprietà vicina. Un guizzo di caos, come una prova sulla soglia. Ma quando raggiungemmo la cima, il suono si dissolse e l’energia cambiò.

Lì, dipinto a mano su una tela di legno a forma di scudo accanto all’ingresso, c’era la Fenice, che risorgeva dalle ceneri; non era un’insegna fabbricata, ma un’invocazione intenzionale. Qui, lontano dalle realtà dove i simboli sono rumorosi ma privi di anima, questo aveva un significato. Aveva una presenza. Potevo percepirlo. Un portale si era aperto e, anche se non avevo ancora incontrato David, lui ci aveva già accolto.

Mentre entrammo e salimmo lungo il sentiero, David apparve da qualche parte nel verde con i capelli arruffati da una leggera elettricità statica, gli occhi che sembravano vivi di una battuta interiore; un tipo di umorismo obliquo che si percepisce più che si nomina. Mi ha fatto sorridere, ho riconosciuto l’energia di un mezzo giullare, mezzo giardiniere di mondi. Non ci fu un benvenuto formale, né scambio di nomi o convenevoli, solo un’immersione immediata nel suo terreno. E già questo, di per sé, mi disse tutto.

Alla primissima vista del sigillo di Golden Phoenix, mi ritrovai istintivamente a cercare la mia fotocamera e iniziai a documentare. Il video che accompagna questo racconto cattura sia lo svolgersi improvvisato del viaggio di quel giorno, sia un’occasione separata in cui sono tornata intenzionalmente.

David showing me one of his grafted durian trees (and shout out to the grafting legend Joel)

Some fruits from David’s land

David next to his flowering 99 strain durian tree

David non è una guida turistica nel senso convenzionale; è più simile a un cantastorie che vaga tra i capitoli familiari del suo libro vivente. Quando siamo arrivati, non sembrava che qualcosa stesse cominciando. David era già a metà viaggio, come un filamento miceliale che si muove attraverso la sua terra, in comunione con ogni frutto e albero. Non avevamo iniziato un tour, eravamo semplicemente entrati nel suo ritmo, presentandoci a qualcosa di lungo in movimento. 

Mentre lo osservavo fermarsi davanti a una pianta, con le mani giocosamente intrecciate, pronto a rivelarci il suo famigerato albero del fagiolo puzzolente, pensai tra me e me:

“È un glitch affascinante.”

Il tipo di ‘glitch’ in cui la ‘realtà’ inciampa leggermente, non abbastanza da farla cadere, ma quel tanto necessario per rivelare maliziosamente il sogno.

David si prende cura di oltre 500 alberi da frutto. Anche se non siamo riusciti a incontrarli tutti, avemmo un assaggio approfondito di alcuni; alcuni innestati, la maggior parte cresciuti da seme. Molti producevano frutti provenienti dal Sud-est asiatico, come: langsat, rambutan, durian, pandan, galanga. rutti provenienti dal Sud-est asiatico, come: langsat, rambutan, durian, pandan, galanga. È stato un portale immediato verso i sapori della mia infanzia, i profumi delle cucine in cui sono cresciuta. Potevo sentire la presenza di mia madre e le terre che abbiamo lasciato ma che portiamo ancora profondamente dentro di noi.

David mi confidò:

“È un po’ imbarazzante essere online perché in realtà non ho poi così tanto cibo. Questo non è molto. Altri hanno molta più frutta… Più conoscenza. Io non sono così straordinario come tutti questi altri posti. Ma immagino che sia bene uscire dalla bolla, perché altrimenti non incontri cose nuove. Posso rispondere ai messaggi sul mio Instagram duriantaipan.”

Ma mentre ero lì, circondata dalla varietà di alberi e da una giungla intatta che si intrecciava attraverso i suoi due ettari di terra, osservando come le sue mani sapessero istintivamente di cosa avesse bisogno ogni pianta, tutto ciò a cui riuscivo a pensare era: questo è tutto. David non ha imparato da manuali o istituzioni, ha imparato dalla cura e dall’ascolto della terra stessa e dai consigli e all’aiuto di cari amici. Tentativi ed errori. E questo è raro. In un mondo divorato dalla perfezione raffinata e dalle prove di concetto, l’approccio di David ricorda alle persone che si può coltivare qualcosa di vero e potente, senza sapere tutto. Un invito a semplicemente iniziare.

In gran parte della società contemporanea, la nostra esperienza con la frutta è una questione di comodità: tagliata a fette su un piatto, comprata nel supermercato, frullata negli smoothie, staccata dalla sua storia d’origine. Ma ogni morso è il risultato di un lungo e paziente divenire. David vive in quello spazio invisibile tra il seme e il frutto. Ha dedicato quasi due decenni della sua vita a questa terra, e quasi metà dei 500 alberi che ha piantato sono ancora nelle prime fasi, una testimonianza del suo livello di dedizione.

All’interno di Golden Phoenix, non si vedono solo gli alberi, si percepisce il tempo inciso in essi, la fatica, gli anni di devozione che non sempre producono raccolto. Ogni albero è un essere vivente con i propri cicli e bisogni. Questa non era frutta esposta sotto luci fluorescenti, avvolta in codici a barre e privata della sua storia. Questa era una relazione tra essere umano e pianta, ed è facile dimenticarlo in un mondo progettato per mostrare frutti senza radici..

Ho aspettato fino alla fine del tour, quando siamo tornati al cancello di Golden Phoenix, per chiedere finalmente:

“Cosa rappresenta per te il simbolo della Fenice?”

In un messaggio vocale più tardi quel giorno, David ampliò la sua risposta del video, aggiungendo:

“Il nome si adatta alla fattoria. Rappresenta una reincarnazione. Ho smesso di bere otto anni fa, e invece ho iniziato a piantare un mucchio di nuove varietà di frutti davvero fantastici e rari, così la mia vita è cambiata ed è stata una vera rinascita per la fattoria.”

Golden Phoenix sfida la solita idea di fattoria. È piuttosto un mosaico vivente di rari alberi da frutto tropicali sparsi in un paesaggio collinare di giungla. Per chi viaggia verso, o si trova già, sul lato caraibico della Costa Rica, consiglio vivamente di entrare in questo portale e di incontrare il suo guardiano.

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